Il Vero Significato
 
 

Fersen era lì, di fronte a lei. Parlava della sua vita da quando aveva deciso di votarla al servizio di Maria Antonietta.
<<Oscar, finalmente ho preso la decisione giusta. Non posso voltare le spalle al mio cuore. Ci ho provato, Dio se ci ho provato! Ma è come se me lo stessero strappando dal petto! Starò al suo fianco, qualunque cosa accada, come suo confidente, suo amico, mi basta. Non posso lasciarla, non lo farò mai. Non rinuncerò mai a lei. I sentimenti che avevamo l’uno per l’altra sono immortali ma entrambi abbiamo capito che struggerci non serve a nulla. Ora siamo felici>>.
Oscar lo guardava, osservava ed ascoltava l’uomo di cui un tempo era stata innamorata. Anche lei aveva imparato a ridimensionare l’amore che portava per lui.
Amore. Parola grossa. Era stato amore? Forse no. Paragonato a quello che lui provava per la regina, il suo non era amore. Passione, attrazione fisica ecco, forse era più giusto definirlo così. Era riuscita a venire fuori da quel periodo di buio in cui era caduta, la sua forza d’animo l’aveva aiutata e ora vedeva le cose chiaramente. Era una donna dopotutto, anche se la sua vita non le aveva mai permesso di comportarsi da tale. E una donna desidera. Fersen era un gran bell’uomo, onesto e sincero, era normale che lei se ne fosse invaghita. Alzò lo sguardo e vide che lui la stava osservando, il bicchiere di brandy in mano.
<<A cosa state pensando Oscar>>
<<Nulla Fersen, vi ascolto. Vi ascolto e vi ammiro. Siete sicuro di poter essere solo un amico per la regina? Se ne siete sicuro, siete ammirevole. Non è facile reprimere i sentimenti, Fersen, non è facile nascondere ciò che si prova>>
<<E’ buffo Oscar, ne parlate come se vi fosse accaduto anche a voi di…strano…mi sovviene alla mente un episodio. Ad un ballo di corte incontrai una dama straniera>> Oscar si irrigidì.
<<Era molto bella…di più...aveva uno charme particolare, un velo di mistero che l’avvolgeva. I suoi passi erano leggeri come piume, i suoi occhi azzurri sprigionavano energia..come…i vostri, Oscar…>>.
Oscar si alzò, era meglio che la discussione si fermasse lì, ma Fersen sembrava rapito dai ricordi.
<<Ballammo quella sera…ballammo per molto tempo poi…>>, bruscamente si alzò e le fu di fronte. Oscar lo guardava, sapeva che prima o poi sarebbe venuto quel momento.
<<Oscar, eravate voi quella dama vero? I suoi passi erano felini come i vostri e la sua bellezza era…il riflesso della vostra…>>
<<Basta Fersen! Vi prego! Dimenticate quella sera, dimenticate di avermi visto, dimenticate, come ho fatto io!>>.
Così dicendo corse fuori.

**
Andrè era nella scuderia. Doveva rassettare prima di andare a cena e c’erano ancora parecchie cose da fare. Il Conte di Fersen sarebbe rimasto lì a desinare quella sera, dopo parecchio tempo aveva ripreso a frequentare casa Jarjayes. Ma la cosa gli era alquanto fastidiosa. Non aveva nessun diritto di giudicare chi invitava a casa Oscar, ma la presenza di Fersen gli era insopportabile. Si ricordava le notti in cui aveva sentito Oscar piangere e invocare il nome di Fersen, si ricordava tutto lo strazio che anche lui, inevitabilmente, aveva subito.
Non devi amarlo Oscar, non devi amare un uomo che non può ricambiarti..So cosa si prova, credimi.
Lui l’amava in silenzio da parecchi anni, da sempre. L’amava anche se aveva la consapevolezza che quell’amore sarebbe stato solo una sofferenza. Ma non poteva farci nulla. Era nato spontaneo, durante tutta la loro vita, fianco a fianco.
Strinse lo straccio nella mano. Lui era un servo benchè non era mai stato trattato come uno della servitù. Ma rimaneva pur sempre tale e quindi non poteva neppure permettersi di immaginare di amare una nobile.
L’eco delle parole provenienti dal salotto di casa Jarjayes arrivava fino alla stalla.
<< Dimenticate quella sera, dimenticate di avermi visto, dimenticate, come ho fatto io!>>.
Era la voce di Oscar, che stava accadendo? La vide uscire di corsa e, non visto, la seguì con lo sguardo. Fersen era dietro di lei.
<<Madamigella Oscar io..se avessi saputo che voi….>>
Che succedeva, maledizione!!
<<Non dite altro, Fersen, ho preferito dimenticare come avete fatto voi, l’amore può condurre a due strade, la felicità completa oppure una lenta e dolorosa agonia>>
disse lei fra le lacrime.
<<Sbagliate, per quanto mi riguarda, l’amore conduce solo ad una lenta e dolorosa agonia>> rispose lui. Rimase per un attimo fermo, dietro di lei ad osservarla.
<<Sarà meglio che vada. Vi auguro di trovare quella felicità che meritate, madamigella Oscar, per conto mio, voi sarete sempre il mio miglior amico>>.
Così dicendo si voltò e se ne andò.
Andrè aveva ascoltato tutto. Anche per lui quello che aveva detto Fersen era la pura e semplice verità.
Osservò Oscar che, ancora appoggiata al muro, singhiozzava sommessamente.
No, Oscar, tu non l’hai ancora dimenticato, se non fosse così, non soffriresti in questo modo…
Per la prima volta una rabbia cieca gli annebbiò la mente.
Lentamente le si avvicinò
<<Posso..posso fare qualcosa per te Oscar?>>
Lei non l'aveva notato, si girò e lo fissò con occhi pieni di pianto. Non voleva che la vedesse in quello stato, non voleva che nessuno fosse testimone della sua fragilità di donna.
<<No Andrè, grazie, va tutto bene, scusami ma mi sembra che mio padre mi stia chiamando>> e così dicendo gli passò davanti e rientrò in casa, con passo deciso.
Era come una fucilata in pieno petto per lui. L'amava da una vita, avrebbe preferito vederla con un altro ma almeno felice, piuttosto che in quello stato. Non era più la sua Oscar. No. La vera Oscar non si sarebbe piegata a simili sciocchezze, la vera Oscar avrebbe capito che ciò che stata provando non era amore. Andrè lo sapeva, lo sentiva…si augurava che fosse così…..

**

Ovviamente era stata una bugia. Suo padre non l'aveva chiamata anzi, sarebbe stato meglio che non l'avesse trovata così. Un militare non deve piangere come una donnicciola! Un militare non deve avere cedimenti! Un militare…dannazione! Lei non era un militare! Giocava a fare il soldato, aveva finto per una vita di comportarsi come un soldato, ma non lo era! Se lo fosse stato veramente molte cose non sarebbero mai successe! Doveva a tutti i costi dimenticare ciò che era accaduto e dimenticare sarebbe stata la sua medicina migliore. Tutto sarebbe tornato come prima.
Si chiuse in camera. Appoggiò le spalle alla porta e cercò di rilassarsi. Quello era stato un addio per Fersen,...tutto avrei voluto essere per lui, …tranne che il suo migliore amico…
Si detestava in quel momento, faceva di tutto per soffocare quei sentimenti di donna che le premevano il petto, ma pareva impossibile fermarli. Senza neppure accorgersene aprì l'armadio e tirò fuori il vestito che aveva indossato la famosa sera al ballo di corte. Quella famosa ed unica sera in cui lui l'aveva presa tra le braccia e insieme avevano danzato.
La seta del vestito bianco luccicava al chiarore della candela. Le venne l'istinto di portarsela al viso e poi si guardò allo specchio. Quella sera non l'avevano riconosciuta, nemmeno Fersen e così aveva potuto comportarsi liberamente, come le suggeriva il cuore. Ma poi era successo qualcosa che l'aveva fatta fuggire, si era sentita stupida, inutile e soprattutto vigliacca. Lui le aveva confessato chiaramente che era la regina l'unica donna della sua vita e anche se lei l'aveva sempre saputo, sentirselo dire così chiaramente le aveva fatto un gran male. Aveva impiegato parecchie settimane per ridimensionare la sua esistenza e raggiungere un equilibrio interiore ragionevole. Ma erano bastati pochi minuti di conversazione con Fersen per farle andare a pallino tutto quanto…
strano però….
poco le importava ora.
Ma allora cosa era che la faceva stare così male? Il suo orgoglio di donna ferito per un rifiuto?
Ripose il prezioso indumento nell’armadio, dietro tutte le giacche e le camicie. Voleva seppellire quel ricordo.  Si stese sul letto e si coprì. Dormire. Voleva dormire e quando si fosse svegliata, tutto sarebbe tornato come prima.

**

<<Andrè, vedi se madamigella Oscar ha bisogno di qualcosa, stasera non ha voluto nulla da mangiare>>.
Come al solito la nonna era preoccupata. Era sempre preoccupata,  la seppur minima cosa che accadeva di diverso in quella casa, la faceva andare fuori di testa.  Andrè, svogliatamente salì i gradini dello scalone, non voleva disturbare Oscar perché sapeva che la cosa migliore per lei era rimanere sola….e  per l’umore di lui era non vederla.
Bussò.
<<Oscar? Sono io, la nonna vuole sapere se hai bisogno di qualcosa..>>,
nessuna risposta. Detestava insistere ma qualcosa lo spinse a bussare nuovamente. <<Oscar? Ti prego rispondi>> nulla.
Sospirando aprì la porta.
Lei era sdraiata sul letto. Dormiva. Profondamente. Andrè si sentì in colpa per essere entrato in quella stanza senza aver avuto il permesso e stava per uscire, dispiaciuto di aver “violato” quel posto così intimo per la sua proprietaria.
Stava ritornando sui suoi passi quando udì un bisbiglio. Si girò e osservò attentamente la figura addormentata sul letto.
<<Uhm…>>, un lamento.
Oscar stava dormendo e sognava. Andrè si avvicinò. Non si era coperta. Probabilmente si era assopita mentre riposava. Povera Oscar, era inevitabile che prima o poi accadesse, era inevitabile che il suo cuore di donna un giorno o l’altro si ribellasse alle convenzioni paterne.
<<Mia piccola Oscar…poteva essere diverso….poteva essere diverso..>>,
sussurrò piano queste parole, per paura di svegliarla.
<<Oscar, io ti amo in silenzio, da tanto, troppo tempo>>.
Da quanto tempo si conoscevano? Quindici? Vent’anni? Forse. Compagni di giochi prima, amici fraterni poi. Inevitabile che i loro sentimenti mutassero nel corso del tempo. Inevitabile innamorarsi di quella creatura così eterea e quasi aliena.  Mestamente si sedette sulla sedia, al fianco del letto e rimase lì per qualche minuto a  pensare come sarebbe stata la sua vita se non avesse conosciuto Oscar. Sicuramente più normale e meno pericolosa. Ma vuota. Lei era l’essenza del suo essere, lei era la forza che gli dava da vivere. L’aria, il cielo e la terra su cui camminava. Tutto quello che voleva era lì, su quel letto.
<<Darei la vita per te…>>
Appoggiò la testa allo schienale della sedia e chiuse gli occhi, come per scacciare quei pensieri dalla testa. Passarono i minuti.
Quando li riaprì non sapeva da quanto tempo era rimasto in quella posizione. Forse anche lui si era addormaentato. Tirò su il capo…e la vide, seduta sul letto e lo stava osservando. Lui arrossì, non avrebbe voluto che lei lo trovasse in camera sua, senza il suo permesso. Fece per alzarsi.
<<Scusa Oscar, sono entrato per chiederti se avevi bisogni di qualcosa e poi…devo essermi appisolato...>>
Pensava di dover subire un rimprovero, in fondo se lo sarebbe meritato. Ma nulla. Allora la guardò e finalmente si accorse che sorrideva.
<<Si, insomma, ora me ne vado>>.
<<Perché Andrè? Non mi dai fastidio. E’ da un po’ che ti osservo sai? Si, stavi dormendo….>>
<<Scusami, io…>>
<<Sei buffo quando dormi, Andrè, parli nel sonno…>>
Lui avvampò. I suoi sogni ultimamente erano popolati da lei e ogni tanto non potevano dirsi propriamente “puliti”…ma Oscar non sembrava offesa, per cui forse doveva essere filato tutto liscio. Almeno così sperava. Decise quindi di stare al gioco.
<<Parlo spesso nel sonno, mia nonna dice che lo faccio fin da quando ero un ragazzino. Spero comunque di non aver detto nulla di….brutto>>.
<<Nulla, Andrè, nulla>>, lo tranquillizzò lei.
E di nuovo quel mezzo sorriso, enigmatico.
<<Deve essere molto tardi. Sarà meglio che vada a dormire…in camera mia. Buonanotte Oscar>>
 <<Aspetta Andrè – lo fermò – hai sonno? Non ti va di parlare un po’?>>.
Non poteva rimanere lì. Era una tortura, vederla così abbandonata e non poterla nemmeno sfiorare con un dito.
<<Oscar io…devo alzarmi presto domattina e…si, insomma…>>
<<Sembra quasi che hai paura di me Andrè>> lo sfidò lei; paura? Non di lei, ma di lui stesso.
<<Quante volte abbiamo trascorso serate come questa, ricordi?>> disse lei, non notando il suo stato d'animo.
<<Si, ma eravamo ragazzini e ora non lo siamo più Oscar>>
<<Purtroppo no Andrè, però non sai che nostalgia che ho di quegli anni, così spensierati..quanto ci divertivamo Andrè..>>
<<Le persone crescono Oscar e inevitabilmente i sentimenti cambiano>>
<<Hai ragione Andrè, i sentimenti cambiano. Quando meno te lo aspetti cambiano radicalmente…>>
Lui era al limitare del letto, un passo e sarebbe stato costretto a sedervisi sopra.
Lei lo osservava.
<<Andrè, sei mai stato innamorato?>>
<<Ccc.ome..?>>
<<Hai mai amato qualcuno Andrè?>> insistette lei.
<<Non ho mai voluto farti questa domanda, la ritenevo troppo personale, ma dal momento che tu sai pressochè tutto di me, io vorrei saperlo>>
Non sapeva cosa risponderle, detestava mentirle, ma poteva dirle qualcosa? Alla fine si arrese, anche se le avesse mentito lei se ne sarebbe accorta prima o poi. Finivano lì i suoi sogni? La sua vita insieme a lei? Doveva rischiare, non poteva più vivere con questo terribile segreto.
<<Si, Oscar, conosco l’amore, conosco questo sentimento spasmodico chiamato amore e so a cosa porta>>
<<A una lenta e dolorosa agonia?>>
<<Può essere, ma sta a noi non lasciarglielo fare>>
Ora anche lui la guardava. Ora era lei ad abbassare lo sguardo, un poco turbata.
<<Io…io ho sbagliato Andrè. Pensavo di sapere cosa vuol dire amare ma invece…mi sono accorta che il mio non era amore, ma orgoglio ferito. Sono una donna Andrè, anche se faccio di tutto per non sembrarlo. Ho provato dei sentimenti per Fersen, ma non amore. Ora lo so. Amore significa completezza, gratitudine, rispetto, amicizia e…desiderio. Fersen è un bell’uomo e io…provavo desiderio di lui>> arrossì violentemente.
<<Oscar, non devi giustificarti con me, io …>>
<<No, Andrè, io vorrei dirti....Andrè...io so cosa provi per me, è come se l'avessi sempre saputo>> .
Andrè la guardò con occhi sbarrati.
<<Cosa stai dicendo Oscar, tu…>>
<<Si, io so che mi ami. Tu…me lo hai appena confessato…nel sonno, eri tenero, dolce, hai detto solo “Oscar, io ti amo” ed è stato come se avessi detto mille parole. Adesso so cosa significa amore, Andrè: l’amore, l’amore…sei tu>> .
L’amore sei tu. Questa frase gli echeggiava nella testa, da quanto era rimasto lì a fissarla inebetito? E lei? Era sicura di quello che aveva detto?
<<Oscar, vuoi dirmi ….vuoi dirmi…che tu…. >>
<<Conosco adesso l’amore Andrè. Si. Io ti amo e lo griderei al mondo>>.
<<Oscar!>> Lacrime di sacrifici infiniti, di privazioni, ora scendevano a bagnargli le guance
<<Oscar, se questo è un sogno, io spero di non svegliarmi mai….>>
Si sedette sul letto, le prese le mani e ne baciò i palmi. Alzò gli occhi e vide che lei gli sorrideva. La sua Oscar.
<<Non so cosa potremo fare adesso, ma una cosa è certa. Noi staremo insieme. Per sempre>>
Era quello che lui aveva sempre desiderato sentirsi dire, ma era sempre stato troppo lontano dalla sua realtà per considerarlo possibile. Ma ora invece era vero. Si sdraiò al suo fianco e la abbracciò.
<<Oscar, sono l’uomo più felice della terra>>
Lei gli rivolse uno sguardo pieno di desiderio. Le loro labbra si incontrarono, le loro mani ora si cercavano e i loro corpi si esploravano.
Fersen era una figura lontana, del suo passato. Uno scherzo della sua natura di donna, una prova generale per farle comprendere cos’era ciò che invece realmente voleva. Andrè. L’aveva sempre desiderato, inevitabilmente, pur non essendosene mai accorta.
<<Insegnami, Andrè, insegnami ad amarti. Perché lo voglio fare per il resto della mia vita>>.
E così fu. Due corpi in uno solo, due anime in una sola. Due cuori che battevano all’unisono. La rabbia e il dolore di anni che svanivano. Felicità e appagamento che inebriavano gli spiriti di entrambi.
<<E’ questo l’amore Oscar>> Le mormorò lui in un orecchio molto tempo dopo.
<<No Andrè, l’amore non è solo questo. L’amore è di più..l’amore sei tu>>.

Fine

                                                                                                                                    Alex

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